Prato della Valle è tra le piazze più grandi d'Europa, un simbolo per la città di Padova. Un tempo una palude malsana, venne trasformata da Andrea Memmo nel 1975 in un luogo di mercati, spettacoli, incontri e passeggio. Ad adornare tutto il perimetro vi sono 78 statue che celebrano personaggi illustri nati o vissuti a Padova, molti ancora famosi tutt'oggi come lo scienziato Galileo Galilei, il poeta Torquato Tasso e il fondatore della città, Antenore. Ecco la storia di Prato della Valle e alcune curiosità.
Prato della Valle con i suoi 88620 mq, non è solo uno dei simboli di Padova, ma è anche tra le più grandi di Europa, seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca. Si tratta in realtà di un grande spazio monumentale con un'isola verde centrale, denominata Isola Memmia, in onore di colui che commissionò i lavori. L'isola è circondata da un canale ornato da statue di celebri personaggi del passato, numerate.
In origine, le statue dovevano essere 88, ma ad oggi ce ne sono 78. Infatti, vi sono 8 piedistalli sormontati da obelischi e 2 vuoti. I quattro viali del Prato lo attraversano su piccoli ponti, fino a ricongiungersi al centro dell'isola. Il progetto di Prato della Valle, trae ispirazione dalla grande tradizione veneta del giardino patrizio. Per la prima volta, infatti, anziché essere realizzato per uso privato, venne ideato come soluzione urbanistica e riqualificazione ambientale, proprio seguendo i concetti neoclassici.
Fin dalla metà del 1700, il Prato della Valle, aveva come pregio di essere molto ampia e pur essendo in diversi periodi dell'anno, ricettacolo di acque stagnanti, ospitava numerose sagre. Queste ultime rappresentavano un grande centro di attrazione per il commercio, infatti, gran parte dei negozi della città chiudevano i battenti momentaneamente per trasferirsi in tende e baracche provvisorie in Prato.
Oltre alle sagre, tradizionalmente si svolgevano corse di cavalli da sella, seguite da corse con bighe e carri leggeri, note anche come Padovanelle, una sorte di antenate delle sulky attuali. A trasformarla completamente nel luogo di pace e bellezza che conosciamo oggi, fu Andrea Memmo nel 1775. Quest'ultimo fu il Provveditore di Venezia dal 1775 al 1776. L'aristocratico veneziano, fu un personaggio eclettico, colto e appassionato di architettura, nonché un eccellente politico e pubblico amministratore. Memmo ebbe l'intuizione di progettare un'isola centrale circondata da un canale artificiale di forma ellittica, contornato da un doppio anello di statue. Per realizzare l'isola furono necessari 10.000 carri di terreno per riuscire a riempire la depressione centrale del prato e, quindi, impedire il ristagno di acqua e l'impaludamento che colpivano periodicamente il prato.
L'isola venne, poi, trasformata in un vero e proprio giardino che rispecchiava gli ideali illuministici del suo ideatore e, non a caso, prese subito il nome di Isola della Memmia. Se avete l'occasione di visitare il Palazzo Angeli, un edificio all'angolo tra il Prato e via Umberto I, ora sede del Museo del Precinema, affacciandovi dalla finestra dell'ultimo piano, potete notare come il viale che conduce al centro dell'isola, sembra proprio il vialetto di casa che conduce verso il giardino. L'intera piazza è caratterizzata da forme geometriche: essa ha una forma triangolare, al centro è disegnata un'ellisse, divisa in quattro sezioni da due viali che si incrociano ad angolo retto per attraversare la canaletta su quattro ponti. Al centro dell'incrocio sorge una fontana e tutt'intorno sono posizionate le statue e gli obelischi.
Attualmente le statue sono 78, mentre gli obelischi sono 8 e i piedistalli vuoti 2.
Le statue rappresentano diversi papi che hanno avuto a che fare con la città come Paolo II, Eugenio IV, Alessandro VIII e Clemente XIII, ma non solo. Sono rappresentati anche diversi grandi personaggi di Padova o che hanno vissuto per un breve periodo in città come Tilio Livio, Petrarca, Galilei, Tasso, Ariosto, nonché lo stesso Memmo. Tra le varie statue è raffigurata una sola donna, Gaspara Stampa, situata ai piedi di Andrea Briosco. Le statue dei dogi veneziani, sei, furono abbattute dall'esercito napoleonico.
Le statue sono servite per poter pagare i costosissimi lavori della piazza, ma i commettenti erano tenute a rispettare regole particolari:
- dovevano rappresentare personaggi che in qualche modo avevano contribuito a dare lustro alla città;
- non dovevano raffigurare santi e sante, per loro c'era già posto nelle chiese;
- dovevano rappresentare solo persone defunte, a tal proposito, fa eccezione la statua raffigurante Canova, eretta quando l'artista era ancora in vita.
Nonostante si trovasse proprio a ridosso delle mura della città, per molto tempo mantenne il suo aspetto malsano e paludoso, dovuto alla conformazione a catino del terreno, dove l'acqua ristagnava, tanto da assumere proprio l'aspetto di una valle. Proprio per questo prende il nome di Prato della Valle. La proprietà, inoltre, non era demaniale, ma apparteneva all'abbazia di S.Giustina che, all'epoca, non aveva i mezzi per la bonificazione. Una sua parte, poi, era destinato ad essere un luogo cimiteriale e, questo, insieme agli altri fattori, ha sicuramente contribuito a preservare la zona da cambiamenti radicali e lasciarla un luogo non edificabile.
Dopo l'Unità d'Italia, quest'area prese il nome di Piazza Vittorio Emanuele II, ma successivamente prevalse il nome storico, il Prato così come erano soliti chiamarla i padovani. Il Prato della Valle è conosciuto anche come prato senza erba, perché c'è stata una vera e propria carenza di erba per via della presenza dei troppi alberi.
Oggi, però, il manto erboso è stato completamente ripristinato e riqualificato, poiché degli alberi originari ne è sopravvissuto soltanto uno. Negli anni '90 il Prato ha avuto un periodo di degrado, ma oggi la piazza è stata completamente riqualificata. I padovani, infatti, ogni giorno la invadono per le passeggiate quotidiane, per pattinare con i roller, studiare, prendere il sole e mangiare un bel gelato.
Durante le sere d'estate, il Prato, accoglie numerosi ragazzi che si ritrovano con gli amici fino a tarda serata per bere uno spritz. La sua bellezza mozzafiato lo rende anche il luogo perfetto per i musicisti, gli innamorati che si scambiano dolci tenerezze lungo la canaletta, le famiglie che portano i bimbi a passeggiare e da migliaia di turisti che ne rimangono letteralmente incantati. Ogni sabato, invece, si svolge il mercato cittadino che ospita miriade di visitatori provenienti da tutta la provincia.
L'evento più importante, però, è la Fiera di S.Antonio che si svolge il 13 giugno e commemora la morte dell'omonimo santo avvenuta a Padova nel 1231. Per quest'occasione, migliaia di pellegrini si riuniscono per rendergli omaggio e partecipare alla processione in suo onore. Per le feste di capodanno e ferragosto vengono organizzate feste con musica e fuochi artificiali particolarmente apprezzate da tutta la città e non solo.
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